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CampagnoloBiondo

CampagnoloBiondo

“L'arte non ripete cose visibili, ma rende visibile”. A questa frase di Paul Klee sembrano ispirarsi i lavori dei due artisti, Salvo Biondo e Paolo Campagnolo che, in un serrato ed intimo dialogo, indagano il concetto di mutazione quale percorso iniziatico verso il risveglio spirituale e il conseguente risanamento dell’anima, una volta giunta alla visione di un nuovo livello di consapevolezza. Il tema della rigenerazione dell’anima, attraverso una vicenda di evoluzione, gli artisti la traggono dal contesto atemporale del mito a cui conferiscono una risoluzione formale per mezzo del...

“L'arte non ripete cose visibili, ma rende visibile”. A questa frase di Paul Klee sembrano ispirarsi i lavori dei due artisti, Salvo Biondo e Paolo Campagnolo che, in un serrato ed intimo dialogo, indagano il concetto di mutazione quale percorso iniziatico verso il risveglio spirituale e il conseguente risanamento dell’anima, una volta giunta alla visione di un nuovo livello di consapevolezza. Il tema della rigenerazione dell’anima, attraverso una vicenda di evoluzione, gli artisti la traggono dal contesto atemporale del mito a cui conferiscono una risoluzione formale per mezzo del linguaggio artistico, un’attualizzazione mediante l’invenzione di una nuova temporalità, e una ritualizzazione attraverso la sofisticata e lunga elaborazione delle opere stesse. La scelta della dimensione mitica non è per gli autori un semplice pretesto utile ad inventare ammiccanti giochi formali ma una precisa scelta poetica che consente loro di stabilire un contatto diretto con la sfera inconscia, deposito di tutte le tracce esperienziali e sede della memoria. I numerosi arazzi tridimensionali dei due artisti sono frutto di una selezione di opere inedite che, allora, offre allo spettatore un viaggio affascinante e fantasioso attraverso suggestioni arcaiche, atmosfere misteriose, ricche di archetipi rivisitati in chiave contemporanea, ma soprattutto suggerisce una riflessione sugli effetti taumaturgici che scaturiscono dall’esperienza estetica esercitata dall'arte. La relazione tra Uomo e Opera d’Arte è concepita, dal duo, come funzione dinamica, dove l’oggetto artistico e l’osservatore si trovano coinvolti in uno scambio di reciproche influenze, dal sapore magico, capaci di condurre quest’ultimo in una dimensione di vitalità sensoriale, che diviene forza rigeneratrice, arrivando ad abbracciare più livelli di coscienza. I motivi che costituiscono il repertorio degli artisti si sviluppano entro due distinte tematiche: l’animale mitico e la città celeste, soggetti intrinsecamente legati dalla comune allegoria della trasmutazione in nuova forma, in nuova sostanza.

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