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Guidi Virgilio

Grande, straordinaria personalità che ha attraversato quasi l'intero secolo col suo incedere sicuro, anche se a volte è stato guardato con sospetto dalla critica 'ufficiale'.Ormai indiscutibile il suo posto tra i maestri dell'arte italiana del XX secolo, Guidi ha evitato di chiudere la propria esperienza artistica in una formula ripetitiva, rifiutandosi anche di sottoscrivere fino in fondo manifesti, movimenti, poetiche che gli avrebbero consentito di trovare una 'etichetta' precostituita utile, in molti casi, per riconoscersi ed essere riconosciuti.
Roma lo vede allievo di Aristide...

Grande, straordinaria personalità che ha attraversato quasi l'intero secolo col suo incedere sicuro, anche se a volte è stato guardato con sospetto dalla critica 'ufficiale'.Ormai indiscutibile il suo posto tra i maestri dell'arte italiana del XX secolo, Guidi ha evitato di chiudere la propria esperienza artistica in una formula ripetitiva, rifiutandosi anche di sottoscrivere fino in fondo manifesti, movimenti, poetiche che gli avrebbero consentito di trovare una 'etichetta' precostituita utile, in molti casi, per riconoscersi ed essere riconosciuti.
Roma lo vede allievo di Aristide Sartorio, frequentatore di poeti come Cardarelli e Ungaretti e ancora di figure quali De Chirico e Longhi.Raccoglie l’insegnamento anche in altri maestri nel passato: Piero della Francesca per la ricerca di archetipi formali, Daumier per l'interesse sull'uomo, Cézanne per la meditazione profonda sulla pittura, Matisse per la libera gestualità del segno.Tutta la ricerca guidiana è impostata sulla sintesi di forma-colore-luce.Dal '27 insegna all'Accademia di Belle Arti di Venezia, e proprio la città lagunare diviene la sua patria adottiva: del resto quale altra città se non questa avrebbe potuto ispirargli meglio la 'sua' ricerca, quell'interrogarsi continuo sull'essenza metafisica della luce.Inizia così la fortunata serie dei paesaggi e marine veneziani dove sentiamo la solidità e la liquidità della luce, una vertigine luminosa trasfigurante che spoglia le forme del superfluo, moltiplicandone il valore espressivo: echi di luce che si rimandano senz'ombre come segni dell'anima.
Le architetture umane del '57, così come le Figure nello spaziodel '63, scavano il complesso rapporto tra l'uomo e l'ambiente.E arrivano i grandi Occhi nello spazio: occhio come ideogramma, inquietante metafora della luce assoluta, essenza immateriale ma concreta, in un turbine visionario febbrile, quasi la luce vedesse noi, scrutasse impietosa dentro la nostra anima. Tali labirintiche rivelazioni misteriche, più simboliste che surreali, ci mostrano un Guidi sempre più poeta dove effimere intuizioni di luce manifestano sensazioni profonde.La serie delle Teste mostra volti scolpiti nella e dalla luce, traducendo una magia di sguardi ora pensosi ora interrogativi, sempre fortemente espressivi.Tutto il fascino misterioso e inquietante delle maschere veneziane.