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De Pisis Filippo

De Pisis Filippo

Filippo de Pisis, nasce a Ferrara nel 1896 e muore a Milano nel 1956.II segno vibratile ricorda il violino di Paganini. II fascino del non finito. La germinazione di un’idea dal percorso appa-rentemente incerto. Guidato dalla poesia, dimentica il limite del tempo e dello spazio e così i confini della materia sono sempre superati.Pseudonimo di Filippo Tibertelli, Filippo de Pisis esordisce come poeta con il volume Canti della Croara nel 1916, in cui la malinconia crepuscolare si alterna alla ricerca di una dimensione cosmica. Tra il 1916 ed il 1919 Filippo de Pisis vive tra Ferrara e Bologna...

Filippo de Pisis, nasce a Ferrara nel 1896 e muore a Milano nel 1956.II segno vibratile ricorda il violino di Paganini. II fascino del non finito. La germinazione di un’idea dal percorso appa-rentemente incerto. Guidato dalla poesia, dimentica il limite del tempo e dello spazio e così i confini della materia sono sempre superati.Pseudonimo di Filippo Tibertelli, Filippo de Pisis esordisce come poeta con il volume Canti della Croara nel 1916, in cui la malinconia crepuscolare si alterna alla ricerca di una dimensione cosmica. Tra il 1916 ed il 1919 Filippo de Pisis vive tra Ferrara e Bologna nelle cui Università studia lettere e filosofia. In questi anni conosce Morandi, De Chirico, Savinio e Carrà, inizia per lui il periodo metafisico che ricopre sia gli ultimi anni trascorsi a Ferrara, sia quelli del soggiorno romano (1920-24). Al futurismo si accosta attraverso Soffici e Govoni cogliendone soprattutto il valore ritmico.A Roma Filippo de Pisis stringe amicizia con Spaini, collabora alle riviste “La Ronda” e “Valori Plastici”. Nel 1925 si stabilisce a Parigi e dalla conoscenza diretta dell’Impressionismo e dei Fauves deriva un affinamento del timbro cromatico e un’accentuazione di immediatezza di segno.Fa parte del gruppo degli “Italiani di Parigi”, che comprende de Chirico, Savinio, Campigli, Tozzi e Paresce; per loro Waldemar George presenta la mostra “Appels d’ltalie” alla Biennale di Venezia del 1930. Rientrato in Italia allo scoppio della seconda Guerra Mondiale Filippo de Pisis lavora ancora felicemente a Milano (1940-43) e a Venezia (1944-48) poi è costretto a causa delle sue precarie condizioni di salute a ritirarsi in una casa di cura. Le ultime opere, siglate V.F., sono caratterizzate da labili tratti di colore su una tela lasciata perlopiù scoperta.

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