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Consagra Pietro

Consagra Pietro

Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 6 ottobre 1920 – Milano, 16 luglio 2005) è stato uno scultore e scrittore italiano, uno dei più prestigiosi esponenti dell'astrattismo italiano.Compiuti gli studi all'Accademia di Palermo, nel 1944 si trasferì a Roma, dove aderì all'astrattismo partecipando al gruppo Forma Uno (1947), che rivendicava «la libertà di essere ad un tempo marxisti e formalisti», cioè astrattisti e frequentò la trattoria Fratelli Menghi, punto d’incontro per registi, sceneggiatori, poeti e pittori quali Emilio Vedova, Mario Mafai, Pericle Fazzini, Corrado Cagli, Antonello...

Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 6 ottobre 1920 – Milano, 16 luglio 2005) è stato uno scultore e scrittore italiano, uno dei più prestigiosi esponenti dell'astrattismo italiano.Compiuti gli studi all'Accademia di Palermo, nel 1944 si trasferì a Roma, dove aderì all'astrattismo partecipando al gruppo Forma Uno (1947), che rivendicava «la libertà di essere ad un tempo marxisti e formalisti», cioè astrattisti e frequentò la trattoria Fratelli Menghi, punto d’incontro per registi, sceneggiatori, poeti e pittori quali Emilio Vedova, Mario Mafai, Pericle Fazzini, Corrado Cagli, Antonello Trombadori, Antonio Corpora, Piero Dorazio. Qui lavorò nello studio di Mazzacurati e in quello di Guttuso, dove conobbe Piero Dorazio, Ugo Attardi, Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Perilli, Guerrini, e Turcato. Fu proprio assieme a questi artisti che Consagra preparò nel marzo del 1947 il manifesto del gruppo astrattista 'Forma 1', in cui veniva teorizzata la lezione dell'astrattismo, appresa grazie ad un viaggio parigino organizzato dalla gioventù comunista. Così l'artista sintetizzava la sua personale poetica:« Esprimere il ritmo drammatico della vita di oggi con elementi plastici che dovrebbero essere la sintesi formale delle azioni dell'uomo a contatto con gli ingranaggi di questa società, dove è necessaria volontà, forza, ottimismo, semplicità, chiarezza »La scultura del Consagra si propone come una scultura di idee intese, secondo suo dichiarato programma, ad «esprimere il ritmo drammatico della vita di oggi con elementi plastici che dovrebbero essere la sintesi formale delle azioni dell'uomo a contatto con gli ingranaggi di questa società dove è necessaria volontà, forza, ottimismo, semplicità, chiarezza».Partito da una ricerca sui materiali, in seguito ha realizzato rilievi scultorei quasi bidimensionali ('Piccolo colloquio romano', 1957, bronzo, Parigi, Museo Nazionale d'Arte Moderna), nei quali tende ad annullare lo spessore sino a giungere alle lamine sottili della grande 'Città frontale', una proposta urbanistica polemicamente utopica cui ha dedicato anche l'omonimo 'pamphlet' (1969) e che lo ha portato ad inserire nello spazio reale le costruzioni monumentali del Meeting a Gibellina e dell'arco sull'autostrada. Nel 1969 conosce la critica d'arte Carla Lonzi con la quale va a convivere a Milano nel 1970.Nel 1978 fu tra i promotori di un importante documento sulla salvaguardia dei centri storici che prese il nome di Carta di Matera. Il Comune, per i suoi meriti, gli conferì la Cittadinanza onoraria.Per la ricostruzione di Gibellina nel Belice realizza nel 1981 una grande stella, alta 24 metri, in acciaio inox: la Porta del Belice .Fra le sue ultime grandi opere, nel 1998, esegue una scultura in marmo, dedicata a Giano, alta più di cinque metri, situata a Largo Santa Susanna a Roma.Insignito della medaglia d'oro come Benemerito della Cultura e dell'Arte dal presidente Carlo Azeglio Ciampi, oltre che scultore, Consagra fu scrittore e critico, collaboratore di molte pubblicazioni d'arte, scrisse La necessità della scultura (1952), La città frontale e Vita mia (1980), opera autobiografica, e fu personalità di rilievo nel mondo culturale di un periodo storico di determinante importanza per l'arte italiana, negli anni quaranta, che videro la nascita dell'astrattismo.Pietro Consagra è morto sabato 16 luglio 2005 a Milano, città nella quale da dieci anni si era stabilito definitivamente, all'età di 85 anni, ed è stato seppellito per sua espressa volontà nel cimitero di Gibellina.

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