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Gilardi Piero

Gilardi Piero

Si forma al Liceo Artistico e all'Accademia Albertina di Torino. Esordisce nel 1963 con una personale alla Galleria L'Immagine: vi presenta la serie di 'Macchine per il futuro', miniature di situazioni urbane utopiche, di forte taglio ironico. Seguono la 'Macchina per discorrere', i 'Vestiti - stati d'animo', i pannelli decorativi per camere coi quali abbellire un habitat artificiale: un lavoro di reinvenzione del quotidiano fondato su una linea ludica. Gli esiti maggiori nel 1965: con una ricerca che si inserisce nell'ambito del pop art europeo, Gilardi attua un accurato processo di...

Si forma al Liceo Artistico e all'Accademia Albertina di Torino. Esordisce nel 1963 con una personale alla Galleria L'Immagine: vi presenta la serie di 'Macchine per il futuro', miniature di situazioni urbane utopiche, di forte taglio ironico. Seguono la 'Macchina per discorrere', i 'Vestiti - stati d'animo', i pannelli decorativi per camere coi quali abbellire un habitat artificiale: un lavoro di reinvenzione del quotidiano fondato su una linea ludica. Gli esiti maggiori nel 1965: con una ricerca che si inserisce nell'ambito del pop art europeo, Gilardi attua un accurato processo di denaturalizzazione con l'elaborazione e la realizzazione dei 'tappeti-natura' in poliuretano espanso. Essi rappresentano con immagini precise e intense frammenti di paesaggio naturale di campagna, di bosco, di torrente, ricche di tutti i colori delle stagioni. La consistenza artificiale del materiale impiegato vi contraddice l'illusione di volumi creati. Con tali opere l' artista dimostra paradossalmente il predominio anche estetico della natura artificiale sulla natura reale. Gilardi allestisce poche personali: nel 1967 alla Galleria Sonnabend di Parigi, alla Galérie Aujourd'hui, da Sperone a Milano, alla Galleria Fishback di New York. I tappeti-natura sotto vi vengono presentati in forma di rotoli da tagliare e vendere a metratura. In altri lavori coevi come la Torretta, i Sandali, il Pettine, la Sega, la Carriola, una forte oggettualita autonoma si impone sul riferimento illusionistico. Partecipa ad alcune mostre del gruppo dell'arte povera; al Salone internazionale dei giovani al PAC di Milano nel 1967, Group Exhibition al Dayton Art Institute 1968, Salon de Mai di Parigi 1968 mentre avvia un programma di autogestione di mostre e informazione come alternativa al mercato ufficiale. Nel 1969 esce dal sistema dell'arte dedicandosi ad attività sociopolica, con la realizzazione di manifesti, pamphlets, striscioni ed agendo dal 1974 nel collettivo di animazione culturale 'La Comune' di Torino. Abbandona anche la produzione artistica e l'attività espositiva. La rinunzia a produrre oggetti rientra nella necessità sentita da vari artisti nei secondi anni 60 ed è sottesa dalla tensione a svuotare l'oggetto artistico e il ruolo tradizionale dell'artista innescata fin dai primi del decennio. Gilardi si pone tra gli artisti che contestano sistematicamente le strutture in atto. Realizza lavori di scenotecnica urbana utilizzando come materiali poliuretano espanso, polistirolo, nylon, cartone, cartapesta. Le sole due mostre del periodo, alla Galleria Plura nel 1975 e nel 1981 alla Persano di Torino sono mirate al finanziamento rispettivamente del 'Quotidiano dei Lavoratori' del libro 'Dall'arte alla vita, dalla vita all'arte'. Dopo il 1980 l'artista recupera le proprie ricerche e rinnova la produzione di opere che utilizzano materiali artificiali riproponendo temi e soggetti che superano i tappeti-natura, pur rimanendo legati all'idea di base, in opere di superiore aggressività. Bibliografia: E.Sottsass, P.Gilardi, in Domus, dicembre 1966; L.Vergine, P.Gilardi: dall'arte alla vita, dalla vita all'arte, Milano 1981; M.Bandini, P.Restany, P.Gilardi: un percorso di ricerca dal 1963 al 1985, catalogo mostra di Ferrara, Palazzo Diamanti 1985.

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